Mostra multisensoriale: il silenzio assordante di Chernobyl
Chernobyl ed i luoghi dell'abbandono: una mostra fotografica multi sensoriale in un contesto suggestivo davvero unico, a Recoaro Terme, presso l'Albergo Dolomiti.
Una struttura abbandonata e ridotta ad un cantiere aperto da decine di anni, l'Albergo Dolimiti presso le Fonti Centrali di Recoaro Terme, è diventata la zona di allestimento scelta dall'associazione "I luoghi dell'abbandono" per la mostra con fotografie e video, multisensoriale, "Il silenzio assordante di Chernobyl": un percorso lungo 22 stanze allestite con scenografie, 200 foto, 9 video e riproduzione dei suoni di Pripyat, la città progettata e costruita dall’URSS per ospitare gli operai ed i tecnici della centrale nucleare di Chernobyl, assieme a tutte le loro famiglie.
Da 31 anni la città è deserta, spettrale, angosciante... meta di fotografi che ritrovano laggiù degli scatti desolanti, grigi, lugubri.
1500 metri quadri in cui si respira l'aria di Pripyat dopo il disastro nucleare di Chernobyl, un luogo in cui si rivive l'esodo ed il calvario di migliaia di persone
C'è stato anche di che discutere sulla presenza di molti simboli del vecchio regime comunista che sono presenti sugli edifici abbandonati e che tornano quindi nella mostra, nelle foto, nei video, nelle ambientazioni... ebbene, l'obiettivo è quello di condurre idealmente tutti i visitatori nell’Ucraina del 1986: questa è storia, è cultura.
Il disastro di Chernobyl è stato il più grave incidente mai verificatosi in una centrale nucleare.
È uno dei due incidenti classificati come catastrofici con il livello 7 e massimo della scala INES dell'IAEA, insieme all'incidente avvenuto nella centrale di Fukushima Dai-ichi nel marzo 2011.
Avvenne il 26 aprile 1986 alle ore 1.23 circa, presso la centrale nucleare V.I. Lenin, situata in Ucraina settentrionale a soli 3 km salla cittadina creara per la sua gestione, Pripyat.
Una nuvola di materiale radioattivo fuoriuscì dal reattore e ricadde su vaste aree intorno alla centrale, contaminandole pesantemente e rendendo necessaria l'evacuazione e il reinsediamento in altre zone di circa 336.000 persone.
Nubi radioattive raggiunsero anche l'Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia con livelli di contaminazione via via minori, toccando anche l'Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l'Austria e i Balcani, fino a porzioni della costa orientale del Nord America.
Le autorità sovietiche cominciarono a evacuare la popolazione dell'area circostante Chernobyl 36 ore dopo l'incidente. Nessuno era realmente conscio di ciò che stava accadendo. Decine di persone si soffermarono fino a tardi, la notte dell'esplosione, per ammirare la luce scintillante sopra il reattore. Nel maggio 1986, circa un mese dopo, tutti i residenti nel raggio di 30 km dall'impianto, circa 116.000 persone, erano stati trasferiti.
Una volta spento l'incendio e tamponata la situazione di emergenza, negli anni successivi si procedette alle operazioni di recupero e di decontaminazione dell'edificio e del sito del reattore e delle strade intorno, così come alla costruzione di un "sarcofago" per coprire il reattore esploso. Incaricati di queste operazioni furono i cosiddetti liquidatori: 600.000 persone, fra militari e civili. I primi liquidatori furono coloro che vennero incaricati di prelevare i blocchi di grafite dal tetto per gettarli a braccia dentro allo squarcio dove si trovava il reattore. Vennero informati a questo punto dei rischi e moltissimi non indugiarono un momento pur essendo consapevoli della pericolosità dell'operazione. Erano sottoposti a turni di due minuti l'uno, in seguito, fu stimato che questi turni non avrebbero dovuto superare i 40 secondi di esposizione, pena una fortissima dose efficace ricevuta. Dovevano uscire sul tetto, caricare a braccia un blocco di grafite di circa 50 chilogrammi di peso e buttarlo il più rapidamente possibile nello squarcio. Alcuni dovevano invece, con l'ausilio di un badile, spalare i detriti sempre all'interno del reattore. Erano protetti da indumenti che potevano garantire soltanto un minimo di protezione dalle radiazioni. Fu promesso loro che al termine di un monte di ore di servizio sul sito del disastro avrebbero avuto il diritto alla pensione anticipata di tipo militare.