Turismo, Terme e Benessere

UNA NUOVA CAVA IN VALLARSA (TN) SUL MONTE PASUBIO

Dalla stampa locale veniamo a sapere che l’Amministrazione comunale di Vallarsa (TN) è intenzionata ad aprire una cava di ghiaia nella Val delle Prigioni (M. Pasubio), con entrata dalla località Ponte del Diavolo. Molti riconoscono al sindaco prof. Geremia Gios un particolare impegno e passione nella non facile gestione della comunità vallarsera. Non è detto, tuttavia, che tutte le scelte siano condivisibili. Il motivo principale dell’apertura della cava pare sia quello di reperire fondi  per il Comune: una decisione che ci lascia sconcertati per vari motivi.

In primo luogo, ricordiamoci che siamo in una zona tutelata di grande pregio storico oltre che alpinistico e naturalistico; se questa logica del mero profitto economico fosse applicata tra le nostre montagne, magari anche sulle Dolomiti, al posto dei caratteristici ghiaioni avremmo solo delle potenziali cave di ghiaia, alla faccia dell’UNESCO. Non ci sembra sia una scelta lungimirante e tanto meno in linea con i tempi: chi frequenta la montagna va alla ricerca di quiete, non di rumori, polvere o colonne di camion. Una cava provocherebbe un aumento del traffico pesante su una strada e in una zona già critica,  penalizzando la normale circolazione stradale e contrastando l'afflusso turistico che si ha invece l’ambizione di sviluppare.

Ma la Val delle Prigioni ha un’altra caratteristica che la rende unica: il luogo è situato proprio sotto ai Roccioni della Lora, diventati famosi per essere stati una fondamentale e straordinaria linea di difesa italiana durante la Prima guerra mondiale sul Pasubio. Da quelle rocce a strapiombo, nella notte tra il 4 ed il 5 settembre 1917, si staccò una grande frana che travolse i baraccamenti militari del btg. alpini Aosta (4° Rgt. Alpini) e di vari reparti, provocando la morte di 105 alpini e di altri 100 soldati. Con essi fu travolto e ucciso il ten. colonnello  Ernesto Testa Fochi, comandante dell’Aosta. I corpi di molti di quei poveri soldati,  sepolti, stritolati e trascinati a valle nel baratro sottostante, non furono mai ritrovati. Data la morfologia del terreno, è assai probabile che quei resti siano stati successivamente convogliati nella sottostante valle, fino molto in basso, dall’azione delle valanghe, delle frane e dei normali eventi meteorologici.

Anche a guerra finita, i luoghi scoscesi e pericolosi e l’estrema instabilità dei ghiaioni hanno reso difficile persino l’opera dei recuperanti; perciò numerosi ordigni e residuati bellici nell’orrido della Val delle Prigioni sono rimasti sepolti assieme ai resti delle vittime di quell’immane tragedia. Basterebbe solo questo, a nostro avviso, per evitare l’apertura di una cava di ghiaia in un terreno così crudelmente segnato dalla storia. Ci pare inoltre che l’apertura della cava sia in palese contraddizione con le iniziative, già in atto e in progetto, del ricordo dei caduti e di tutela dei luoghi di guerra previste per il prossimo Centenario della Grande Guerra.

Noi auspichiamo perciò che questo progetto sia fermato e rivisto.

Speriamo che altre persone siano del nostro avviso e condividano le nostre perplessità, intervenendo su questo argomento prima che sia troppo tardi.

Un gruppo di appassionati del Pasubio e della montagna in genere.

Edoardo Tomasi (Mori, TN), Adriano Dal Pra’ (CAI Schio - ANA Vicenza), Giamberto Garbin (ANA Schio), Piero Saccardo (CAI Schio), Claudio Gattera (CAI Recoaro - ANA Valdagno), Doriano Formilàn (Santorso), Marco Torboli (Villalagarina, TN)  .

Maggio 2012