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Note tecniche dell'affresco

Note tecniche dell'affresco - L'intonaco, il tonachino: spessore e giornate

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affresco intonaco e tonachino

L'intonaco, il tonachino

E' malta di calce e sabbia fina ed è la parte su cui si dipinge.

Spessore

Il suo spessore è di pochi millimetri.
Ai tempi di Vitruvio la preparazione per l'affresco era costituita da ben 3 strati di arriccio e 3 di intonaco con sabbia di granulazione sempre più fina come per la lavorazione del marmorino. In seguito dal II secolo d.C. si usò 1 strato di arriccio ed 1 strato di intonaco.
Gli intonaci di Pompei erano molto spessi e raggiungevano i 7-8cm e così essi trattenevano a lungo l'umidità e permettevano di dipingere grandi superfici che si mantenevano fresche per molto tempo. Per conservare ancora più a lungo l'umidità, i pittori dell'antichità introducevano nella malta paglia e stoppa.

Non si tratta mai comunque di regole fisse, perché le condizioni cambiano a seconda delle disponibilità e delle necessità. Vi sono infatti anche dei casi in cui il rinzaffo e l'arriccio mancano del tutto e l'affresco è eseguito su un sottilissimo strato di malta stesa sulla pietra: alcuni esempio ad Assisi nella Basilica di S. Francesco (sec. XIII), a Feltre nel santuario di S. Vittore (sec. XIII), a Firenze sulle colonne dell'ex Chiesa di S. Pietro Scheraggio (sec. XIII) ora incorporata nell'ingresso della Galleria degli Uffizi, a Utrecht (cappela del Vescovo Guy d'Avennes, sec. XIV).

Giornate

Si deve stendere ogni mattina la parte di intonaco che va dipinta nel giorno stesso. Il pittore deve quindi programmare i confini delle porzioni successive, dette "giornate", e il muratore deve aggiungere la malta in modo preciso, senza sormontare o scalfire la parte dipinta.

I romani eseguivano l'affresco a "pontate", ossia a spazi permessi dall'ampiezza dell'impalcatura. L'uso delle pontate si mantiene finché le grandi superfici sono dipinte con una tecnica piuttosto sommaria, facilitata anche dalla semplicità del disegno e dall'impiego di moduli iconografici fissi.
E' nel secolo XIII che si matura la tecnica del "buon fresco" e una spia precisa di questo processo è proprio il passaggio dalle "pontate" alle "giornate" di intonaco. Nello stesso cantiere di Assisi, nel giro di pochi anni (da Cimabue e Giotto) assistiamo alla stesura a pontate per passare alla stesura a giornate che segnano i contorni delle figure, fino alla suddivisione in vere e proprie giornate.
Spetta a Giotto compiere una sintesi formale e tecnica delle esperienze precedenti e a lui parallele, impostando le basi del procedimento che impronterà la pittura murale italiana dei secoli successivi. Tuttavia anche nel percorso di Giotto sono presenti opere che non rientrano nello schema del buon fresco. E' il caso della Cappella Peruzzi in Santa Croce eseguita quasi interamente a secco con intonaco a pontate; anche nella Cappella Bardi il restauro ha evidenziato un ampio ricorso a colori a tempera dovuto alla grande estensione delle giornate.

La superficie dell'intonaco deve essere spianata e levigata. Gli affreschi che hanno meglio resistito nel tempo risultano disuperficie liscia e compatta e sono caratteristici del 300 e del 400. Nei secoli seguenti si andò privilegiando la superficie granulosa che evitava i riflessi e aveva un senso di maggiore luminosità, ma col tempo la pittura ha sofferto perché sull'intonaco si sono depositate facilmente le polveri.
Per rendere liscia la superficie si può aggiungere la polvere di marmo: 1 parte di calce + 1 parte di sabbia + 1 parte di polvere di marmo.
Alcuni suggeriscono di dare una mano di acqua e sapone (di Marsiglia) onde ottenere na superficie ancora più liscia e rendere più agevole lo scorrere del pennello.

La parte di intonaco che eventualmente non si è riusciti a dipingere deve essere abbattuta, ed il lavoro viene ripreso il giorno successivo su un nuovo intonaco. A questo proposito abbiamo una precisa e curiosa testimonianza ad Assisi, nella Chiesa inferiore di S. Francesco, nell'accesso alla Cappella di S. Antonio Abate e anche all'interno della Cappella stessa dipinta da Giotto e seguaci: il lavoro è stato sospeso senza che sia stato tolto il tonachino eccedente e su questo si notano alcuni tocchi di pennellate di prova.