Testimonianze della preistoria - Triassico medio: lagune, bacini e tantissima vita preistorica a Recoaro Terme
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Triassico medio: Anisico
lagune fangose, bacini marini e tantissima vita
L'Anisico è il primo dei due stadi stratigrafici in cui viene suddivisa l'epoca del Triassico Medio, che è a sua volta una suddivisione del Triassico, e va da circa 246 a 237 milioni di anni fa.
Durante l'Anisico, la situazione mutò notevolmente. La vicinanza a Sud con il continente e la contemporanea vicinanza del mare aperto, consentivano l'instaurarsi divaste lagune fangose di varia profondità. Il fondale di queste lagune era ricchissimo di vita. Le aree più riparate dagli apporti fluviali di fango erano ricoperte dicrinoidi della specie Dadocrinus gracilis, mentre i fondali fangosi erano popolati da una ricca varietà di animali invertebrati: foraminiferi, vermi, oloturie, ofiure, stelle di mare, primitivi brachiopodi, ma soprattutto da molluschi gasteropodi e bivalvi.
Le rocce che rappresentano questo ambiente appartengono alla Formazione a gracilis e si sono formate dalla stratificazione del fango argilloso portato continuamente alle lagune dai fiumi costieri.
Al passaggio nel periodo Pelsonico (parte di Anisico), sotto il continuo apporto di sedimenti fangosi da parte dei corsi d'acqua, le lagune iniziarono ad interrarsi, dando origine a delle pianure salmastre con periodi soggetti a fasi climatiche caldo aride.
L'ambiente non è facilmente definibile, in quanto era chiaramente di transizione, presentando talora caratteri decisamente continentali (resti di piante, impronte di rettili), in marini. Non mancano quindi livelli di gesso o di dolomie evaporitiche (testimonianza dei periodi di aridità) ed i fossili rappresentanti dei diversi ambienti.
La vicinanza dell'ambiente continentale è testimoniata da impronte di rettili e dai resti della pianta terrestre Voltzia recubariensis. Dal nome di questa pianta prende il nome il complesso di depositi denominati appunto Strati a Voltzia, costituiti da marne, siltiti di piana alluvionale e arenarie.
Successivamente, l'ambiente di transizione rappresentato dagli Strati a Voltzia assunse una chiara definizione marina: nacque infatti un bacino marino non molto profondo ricchissimo di vita. In questo contesto si depositarono gli strati del Calcare di Recoaro, che contengono una eccezionale fauna fossile famosa e studiata in tutto il mondo. Vi si trovano fossili di numerose specie di brachiopodi, tra cui la frequentissimaTetractinella recubariensis, molti resti di grossi crinoidi, molte specie di gasteropodi e bivalvi (tra cui Lima taramellii), celenterati, briozoi, echinoidi.
Più rari sono i pesci ossei ed i rettili marini, che comunque dovevano essere presenti nel bacino Recoarese. La comunicazione probabilmente temporanea con il mare aperto è testimoniata dai rarissimi resti di ammoniti.
Nell’Illirico (un altro sottopiano dell’Anisico), questo ambiente lagunare venne sconvolto in conseguenza di una emersione: si formarono nuovamente vaste pianure alluvionali soggette ad erosione, in cui si depositarono terre argillose e siltiti note oggi come conglomerato del Tretto.
Successivamente all'emersione il livello marino iniziò una lenta risalita, determinando a poco a poco un ambiente di lagune poco profonde, con un ricambio solo superficiale delle acque e, quindi, povere di ossigeno.
Tuttavia l'ambiente era ricco di vita, con fossili che documentano la presenza di crinoidi, oloturie, molluschi, brachiopodi, pesci, nautiloidi, rare ammoniti e in alcuni punti (dove le condizioni lo permettevano) addirittura coralli. Questo ambiente è testimoniato da calcari impuri di terrigeno, solitamente piuttosto scuri, molto ricchi di sostanza organica noti sotto il nome di calcare a Sturia (dal nome di un raro fossile di ammonite che vi si è trovato: Sturia sansovinii).
Successivamente, il Recoarese diventò una zona costiera ad acque poco profonde, calde e limpide. Appartenenti a questo periodo sono gli strati rocciosi noti come calcare di Monte Spitz e formazione a Nodosus.
Successivamente, un brusco abbassamento del livello marino portò parte del Recoarese in emersione. Oltre a ciò, iniziò una fase di intensa tettonica, che portò l'area ad essere interessata da attività vulcanica. Localmente, dei centri vulcanici si misero in attività, producendo grandi quantità di lave e materiali vulcanoclastici, cheriempirono i restanti bacini marini della zona comportando condizioni nettamente subaeree.
Si presentò dapprima una prima fase in cui si formarono colate laviche, spesso sottomarine, con caratteristiche acide e con vulcanismo di tipo esplosivo. In questa fase, le lave lacerarono gli strati rocciosi preesistenti, raffreddandosi nelle spaccature e formando filoni ancora oggi affioranti in superficie. Una seconda fase vide i magmi intrudersi nei piani di stratificazione, sollevandoli e generando ammassi lenticolari (laccoliti). Un esempio piuttosto noto di questa fase è alla base della catena del Monte Baffelan e del Monte Cornetto, dove il laccolite è parzialmente coperto da rocce sedimentarie, in seguito erose in forme dolomitiche.
La roccia più tipica dei fenomeni vulcanici per risalita di magmi profondi è il basalto, che può presentarsi in vari tipi.
Voltzia recubariensis
L’ordine Voltziales è l’ordine ormai estinto di conifere primitive distribuite dal Carbonifero al Mesozoico. Indica un gruppo di vegetali che posseggono foglie piccole che si inseriscono a spirale sui rami e organi di riproduzione intermedi tra quelli delle Cordaitopsida e delle Conifere moderne (nelle prime i coni degli strobili recanti gli ovuli sono morfologicamente identici ai coni polliniferi, mentre nelle seconde sono morfologicamente differenziati).
Oltre al genere Voltzia, con la specie Voltzia recubariensis, fanno parte di questo ordine i generi Lebachia ed Ernestiodendron.