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L'elenco dei carri della XX Chiamata di Marzo

L'elenco dei carri della XX Chiamata di Marzo

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Domenica 28 febbraio 2016 si è svolta a Recoaro Terme la XX edizione della grandiosa sfilata storica: la Chiamata di Marzo.

Nonostante le condizioni meteo avverse, il paese non si è torato indietro, e carri e sfilanti hanno portato in piazza la loro forza, la loro allegria e le loro tradizioni.

Eccovi quindi l'elenco dei carri della XX edizione della Chiamata di Marzo di domenica 28 febbraio 2016

1. MOTO CLUB CHINOTTO RECOARO

di contrada Bruni

Il Moto Club Chinotto Recoaro nasce verso la metà degli anni ’50 come club privato e per diretta volontà di uno degli allora dirigenti dello stabilimento di imbottigliamento “Recoaro”. Il nome “Chinotto” venne scelto proprio per utilizzare il Moto Club come mezzo pubblicitario per far conoscere il prodotto “Chinotto” sul territorio.
A quei tempi la moto, ed in particolare la Vespa, erano i mezzi di locomozione principali ma, fino ad allora, ben pochi avevano avuto la possibilità di utilizzarli come mezzo di svago per concedersi qualche gita fuori porta! Con la nascita del Moto Club tutto cambiò! Infatti i principali iscritti al Club erano proprio i dipendenti dello stabilimento di imbottigliamento che, grazie all’adesione al Moto Club Chinotto, poterono partecipare a raduni e manifestazioni contando sulla completa sponsorizzazione della Recoaro. L’azienda infatti forniva loro la divisa completa, il casco, la copertura assicurativa del mezzo, che allora non era nemmeno obbligatoria, e persino la benzina…per non contare che, nei giorni di trasferta, erano spesati di vitto e alloggio! Il Moto Club divenne presto un punto di riferimento per la comunità Recoarese, oltre che per il successo ottenuto tra i giovani “centauri”, anche e soprattutto perché andò a ricoprire ruoli che ad oggi potrebbero essere equiparati a quelli svolti dalla Protezione Civile, come, ad esempio, la sicurezza stradale durante particolari manifestazioni. Verso la fine degli anni ’70 il fondatore del Moto Club lasciò lo stabilimento di Recoaro e con esso, purtroppo, il club andò lentamente in declino fino a chiudere definitivamente poco più tardi. Il ricordo del Moto Club Chinotto Recoaro è ancora vivo nei cuori di molti Recoaresi, e ad oggi è ancora possibile trovare qualche divisa originale.

2. BATTAGLIONE "MONTE BERICO"

di contrada Maso (che sfortunatamento non ha potuto sfilare)

3. BANDOTI DE MARSO

di contrada Taulotti

Il primo sgelo e l'annuncio di primavera erano salutati con gran frastuono da campanacci per le strade e con il canto: "Scella, scella a marzo, garibet de Kapuccen, aussar de rajkken", cioè "vieni, vieni marzo, finiti i crauti, fuori i radicchi". Ancor oggi a Recoaro l'ultima domenica di febbraio vede una gran festa popolare, una parata di carri e di gruppi folcloristici, tutti intonati al motivo della "chiamata della primavera"
Il carro de "I Bandoti de Marso" nasce nel 2004, proprio per riprodurre la tradizione cimbra di "Scella Marzo" con l’intento di suonare e formare una vera e propria banda che, col suono delle proprie percussioni, porti per le vie del centro un richiamo per la gente. I "Bandoti de Marso" aprono il corteo e sfilano circa mezz’ora prima del resto della parata per attirare il pubblico in strada e avvisare che la sfilata sta per iniziare. Il carro è formato da circa 50 componenti dai zero ai 100 anni, divisi tra addetti al carretto, piatti e tamburi. Il maestro Michele Mastrotto ci insegna la musica, i tempi e le coreografie, ridando vita a questa antica tradizione rivisitata per l’occasione. Gli "strumenti" che vengono usati per suonare sono tutti oggetti di recupero: secchi di latta e plastica, mestoli, posate, barattoli, coperchi di pentole, tutti ridipinti e decorati per l’occasione da noi stessi. Gli abiti e la cura dei dettagli si ispirano ai primi anni del 1900 e traggono spunto dai vestiti della domenica, dall’abito "buono" che gli abitanti di Recoaro conservavano ed indossavano per i giorni festivi nei quali, dalle contrade, arrivavano in paese per celebrare le feste.

4. DELEGAZIONE CIMBRA

di contrada Tezzeta

Rappresentanti dei vari comuni vicini, di origine Cimbra (monti Lessini e comuni dell'Altopiano di Asiago).

5. EL GALO

di contrada Ongaro
Il gallo

Simbolo di Recoaro Terme, il carro con il gallo solitamente dava il via alla sfilata, e resta tra i primi carri in ordine di partenza.

6. BATER LE SECIE E SONAR LE CIOCHE

di contrada Ronchi
Battere i secchi di legno e suonare le campane delle mucche

Il titolo, come molti altri che seguiranno, se tradotto in italiano perde tutta la sua magia!
I "malgari", le persone che lavorano e mandano avanti le baite di montagna con pascoli e mucche, per produrre il latte e tutti i suoi drivati, suonano ritmicamente i loro strumenti di lavoro: le "secie", i secchi di legno, e le "cioche", le campane al collo delle mucche.

7. LA CUSINA DEL MONTANARO

di contrada Ronchi
La cucina del montanaro

Con sapori e profumi tipici della cucina di una volta.

8. COME DORMIVA STI ANI LE FAMEIE NUMEROSE

di contrada Volpato
Come dormivano una volta le famiglie numerose

Le famiglie di una volta, sempre numerose, dormivano in camere povere ma dignitose. Tutti andavano a dormire insieme dentro a un letto fatto di tavole di legno: dopo aver pregato, gli adulti raccontavano fiabe ai bambini. Si mettevano incrociati dalla testiera e dai piedi del letto, tanto stretti da sembrare sardine in scatola.
Il materasso, chiamato anche “pajon” era coperto da sacchi di yuta, spesso recuperati dopo che erano serviti per trasportare il fieno. Per riempire il materasso, venivano usate paglia o anche foglie secche delle pannocchie di mais: il materasso non era affatto soffice, e le lenzuola di stoffa grezza erano ruvide e dure. Contro il freddo si usavano gli scaldaletto del passato, coperte di lana di pecora fatte a mano e il copriletto, che spesso era un prezioso dono portato in dote.
Di mattina, attraverso appositi spazi sul coprimaterasso, le donne sistemavano il materasso stesso, svuotavano i vasi da notte riempiti durante la notte, cambiavano l’acqua dei catini, usata per lavarsi, sistemavano la stanza... Tutta la famiglia, quindi, si preparava ad affrontare la nuova giornata appena iniziata...

9. FONGARA XE QUA, TORNEMO DAI BOSCHI E DI PRA'

di contrada Fongara
Fongara è qua, torniamo dai boschi e dai prati.

10. NARE A BOGARE

di contrada Valcalda
Andare a slittare sul ghiaccio

11. BRUSCAR VISELE

di contrada Alta Valcalda
Potare le viti

12. UNO DEI PRIMI SEGALEGNA A MOTORE

di contrada Valcalda

13. EL POSTIN

di contrada Cischele
Il postino

14. CAVABALIN

di contrada Valcalda

Cavabalin era un tipoco gioco con le bocce, che ancora si vede giocare ai giorni nostri, e che è ormai storico perchè noto da vecchissima data.

15. I MASCIARI

di contrada Pianalto
I norcini

16. LE SBETEGHE

di contrada Bisso
Le pettegole

17. I MUSATARI

di contrada Bonomini
I conducenti di asinelli

18. LE MOLE DE LA PORBEGHE

di contrada Merendaore
Le macine da mulino della Porbeghe (località di Recoaro Terme)

19. LA BOTEGHETA DEI MONACHE

di contrada Prasola
Il negozietto di Monache (località di Recaoro Terme)

20. LA CASARA

di contrada Frizzi

Nella casara veniva lavorato il latte, per produrre il formaggio e tutti i suoi derivati.


21. BICICLETE DE LEGNO

di contrada Merendaore
Biciclette di legno

22. LA CONFRATERNITA DE ROVEGLIANA

di contrada Bonomini

Attiva a Rovegliana dal 1444 per farne parte si chiedeva il compimento del trentesimo anno di età ed il versamento di una quota annua. Accompagnavano il S.S. Sacramento durante la processione del Corpus Domini e ogni terza domenica del mese e il venerdì Santo. Accompagnavano inoltre al cimitero i Confratelli defunti. Fare parte della Confraternita era segno di particolare devozione. Fu attiva fino agli anni '60.

23. OVARUI

di contrada Asnicar

Nella contrada Asnicar, un tempo, era molto diffuso l’allevamento dei polli. Ogni famiglia curava questo aspetto, che veniva sviluppato oltre a quello che poteva essere il fabbisogno domestico, trasformandolo in una attività commerciale.
Al giovedì, giorno di mercato settimanale, gli abitanti delle contrade si recavano in piazza o dal casolin per vendere le uova, che venivano pagate a paia.
L’uovo, in un certo senso, era merce di scambio e un prodotto che permetteva alle famiglie di mettere da parte i soldi necessari per la conduzione della casa.
Ciascuno degli abitanti della contrada Asnicar era considerato uno specialista, un ovarolo.
Questo nome veniva spesso associato a palpagaline.
Infatti, con una esperta e innocua “esplorazione rettale” manuale della gallina, si poteva percepire la presenza dell’uovo, già pronto per essere espulso entro poche ore.
Talvolta, nella varie contrade, arrivava una persona con sulle spalle il bigolo che reggeva una cesta in ciascuna estremità e acquistava a domicilio le uova che maneggiava con destrezza, senza mai romperne una. Era l’ovarolo, che era anche commerciante di polli, el polastraro.

24. LA FONTANA

di contrada Storti

25. SE SONAVA E SE BALAVA

di contrada Storti
Si suonava e si ballava

26. TOR NA BORA COL NACE

di contrada Storti

Una volta i tronchi d'albero venivano trasportati col "nace", una slitta molto robusta utilizzata dai boscaioli per trasportare grossi tronchi di castagno, le bore, che avevano una misura media dai 4 agli 8 metri di lunghezza e fino a 1 metro di diametro.

27. EL CANON DE MORARO

di contrada Storti

Una leggenda di Recoaro Terme racconta che ad un certo punto gli abitanti della contrada Storti vollero sparare ai vicini della contrada Parlati (o alla contrada Giorgetti)... ma non avendo i fondi per comprare un cannone, ne costruirono uno in legno.
Al momento dello sparo il cannone ovviamente scoppiò e, secondo la leggenda, la frase degli abitanti della contrada fu "se qua ha fatto tutto questo danno, figuriamoci lassù dove abbiamo sparato!"

28. CIAMAR MARSO

di contrada Storti
Chiamare Marzo

29. BATER FORMENTO COL LEIARO

di contrada Santagiuliana
Battere il frumento con il "leiaro", tipico strumento a doppio braccio snodato in legno.

30. COME SE LAVORAVA LA LANA

di contrada Al Riposo
Come si lavorava la lana

Il lavoro comincia con la tosatura della pecora ed una prima pulitura della lana.
All'inizio la lana "susia" (grezza) viene garzata con il cardo. Le fibre della lana si stendono e danno come risultato delle falde.
In seguito le falde ottenute vengono passate nei cardi piccoli, trasformando la lana in canniti, cioè in cilindri di fibra più o meno lunghi.
Ora i canniti vengono filati con la "molinella" o con la "corletta" (attrezzo più antico della molinella) ottenendo dei fusi.
Tolti i fusi, la lana filata viene "cubiata" e ritorta con l'ausilio della "corletta".
I fusi di lana ritorta vengono passati all'aspo o corlo, e trasformati così in martasse o gomitoli.
La lana ora è pronta a dar vita a mudande, fanele, calse, calsetoni, manopole e così via...

31. LAVORAZIONE DEL LUPPOLO

di Neustadt ad Donau paese gemellato con Recoaro Terme, dalla Germania

32. POLENTA E OSEI

di contrada Fonzerga
Polenta e uccelli allo spiedo

33. I LUSTRASCARPE

di contrada Taulotti

Una cassetta con uno sportellino, per mettervi spazzole, cerotti e vernici, una sedia alta per il cliente, e una bassa per lui, il lustrascarpe si sistemava in un angolo della piazza a punto di passaggio e aspettava leggendo il giornale.
In stazione altrimenti, all’arrivo dei villeggianti, con delle cassette di legno ricavate dalle casse dello stabilimento, si andava ad accogliere i Signori e ci si offriva di pulire e lustrare le scarpe.
Quando arrivava il cliente, gli porgeva il giornale e passava al primo trattamento: alzargli il pantalone, sistemargli il piede in un sottoscarpa, o infilargli nella scarpa da un lato e dall’altro ”un paraquasetti”, due pezzi di cartone per non sporcare le calze, e spazzolare per spolverare, poi passava un vecchio pennello da barba, bagnato nell’acqua con poca anilina. Se occorreva passava un po' di vernice, se no grasso passato con un panno, poi una spazzolata e una strofinata di panno a striscia lunga, tirato da una mano all’altra con maestria e sveltezza da punta a tacco. Operazione finita, si restituiva il giornale e si pagava.

34. EL MOLETA

di contrada Nogara (che sfortunatamento non ha potuto sfilare)
L'arrotino

35. LA CALCARA

di contrada Turcati

Le calcare erano i luoghi in cui veniva prodotta la calce, arroventando i massi di calcare, per poi raccoglierla e sfruttarla per l'edilizia.

36. I BRIGANTI

di contrada Pace

37. I CONTRABANDIERI

di contrada Pace

38. LE ANGUANE

di contrada Bonomini

Le Anguane erano le custodi delle valli, dei torrenti, delle foreste e dei monti. L'etimo stesso del nome deriva dal latino "acqua" e identificate come dispensatrici di fecondità. Di notte lavavano i panni e li stendevano al chiar di luna. Erano solite riunirsi per preparare il pane e il suo profumo si estendeva ovunque, accompagnando le loro riunioni con il canto. La leggenda le vuole miti e buone, ma reagivano con violenza se qualcosa posta sotto la loro protezione veniva danneggiata. I Salbanej erano i loro figli, spiritelli che non si spaventavano quasi di nulla e, anche se fuggivano, tornavano presto alla carica. Il loro colore preferito è il rosso, hanno il volto di ragazzino con orecchie e mento a punta, naso all'insù e bocca beffarda. Al mattino dischiudevano i fiori e sotto le loro capriole l'erba diventava più verde. Di indole benevola erano molto suscettibili amanti di scherzi e dispetti. Al mattino tutto questo spariva con il canto del gallo.
Le Angaune andavano in mezzo alla gente, ma non si potevano riconoscere perchè apparivano... come voi...

39. LA CARBONARA

di contrada Parlati

Decine e decine di quintali di legna, una volta tagliate lungo le dorsali e presso le vette del monte, vengono portate a spalle sulla piazzuola dove, accatastate, formeranno a poco a poco la carbonaia.
L'enorme cupola è pronta: ora non resta che coprirla con un primo morbido strato di zolle erbose, diversi quintali di zolle preferibilmente muschiate che non sempre sono vicine alla piazzuola.
La terra più adatta alla piazziola è quella già "fatta" da altre carbonaie, dopo anni ed anni dove i padri e i nonni ebbero la loro. Uno spesso strato di questa terra formerà la parte del forno.
Tolto il palo centrale ed appiccato il fuoco nel foro, la carbonaia comincia a fumare. Il carbonaio appezza continuamente la legna per "imboccare" la carbonaia mai sazia: lavoro senza tregua.
La carbonaia sta per essere "cotta". Tappato il foro centrale e praticati molti piccoli fori alla base per assicurare la combustione completa della legna, la carbonaia manda i primi messaggi di fumo.
Ecco l'ultimo dei 15 giorni di fatiche. Spenta e coperta la carbonaia, se non vi sono molti "crudini" da ricuocere, non resta che imballare il carbone da portare a spalle fino a valle.

40. FAR SU LA STRIA

di contrada Galbana

Come da tradizione, ogni anno il giorno prima dell'epifania, il 5 gennaio, nelle varie contrade di Recoaro Terme vengono bruciate le "strie": enormi cataste di legna che rappresentano la vecchia strega (la befana).


41. MARMO DEL BALTE

di contrada Pretti

42. NAR DRIO LEGNA

di contrada Pretti
Andare a tagliare e raccogliere la legna

43. EL BOROSSO

di contrada Ongaro

Il "borosso" è un tipico strumento dei boscaioli: un carro a 2 ruote con un palo che serviva a comandarlo, utilizzato per trasportare grossi tronchi di legno.

44. PORTEMO LA BORA A BALANSIN

di contrada Resistenza

Il trasporto dei tronchi molto grandi e su terreni accidentati avveniva con la tecnica "a balansis" (dato che il "nace" non poteva essere sfruttato per il percorso impervio): con questa tecnica di corde e pali il peso del tronco ricade sempre in modo equo e proporzionale sulle persone che lo trasportano (da 4 a più persone per ogni tronco).

45. GRASPA FATA IN CASA

di contrada Spanevello
Grappa fatta in casa

46. I CANTASTORIE

del Gruppo Storico Vicolo Mottana

Il gruppo è composto da giovani e giovanissimi, che ripropongono canzoni storiche legate ai temi trattati dal resto del Gruppo Storico Vicolo Mottana.
La presentazione del tema si avvale dell'accompagnamento strumentale ricco e armonioso di fisarmoniche, violini, con due giovanissime violiniste di 10 e 12 anni, flauti, mandolini, cembali, tamburi e chitarre.
Il repertorio comprende canzoni tradizionali degli emigranti, spesso malinconiche e tristi, e canzoni popolari, vivaci e festose, i cui testi e le cui melodie sono stati raccolti e trascritti dagli stessi componenti del gruppo, tramite studi e testimonianze mirate.
Il tutto assume così una rilevante valenza culturale, perché è frutto di ricerche compiute sul territorio che, attraverso la memoria degli anziani, hanno permesso recuperare canzoni che risalgono ai primi anni del 1900.
Tutti i costumi d'epoca indossati dai figuranti sono ricchi e ricercati, come si addice ad un gruppo di artisti: ci sono cappelli a cilindro e i tipici cappellini da donna elaborati e ricchi di piume e preziosi; gli abiti sono riccamente finiti, con pizzi, merletti e pellicce.
Anche le acconciature, il trucco sul viso delle donne, i gioielli e gli accessori sono rigorosamente ricercati e studiati per riproporre in totale armonia lo stile di fine 800 e dei primi del 900.

47. SALUTI DA RECOARO

del Gruppo Storico Vicolo Mottana

Con questo tema vogliamo riproporre, in maniera viva, un’epoca molto importante di Recoaro Terme.
Quattro significative immagini del nostro Centro Termale e delle Fonti Staccate fungono da elegante sfondo, ed un bellissimo gruppo di persone sembra animare queste illustrazioni. Le persone che vediamo sfilare sono elegantemente vestite, con abiti ricercati, cappelli, gioielli d’epoca e riportano gli spettatori ad un tempo passato, non molto lontano, che tutti ricordano con nostalgia, per la bellezza e la vita animata della nostra cittadina.
Recoaro Terme è ricca di bellezze che molti ci invidiano e che noi dobbiamo imparare ad apprezzare e valutare di più. Lo stimolo per tutti è di cercare in questa evoluzione, di continuare qualcosa che già esisteva prima di noi. Lo si può fare solo riscoprendo le radici nelle quali affonda la nostra vita presente: natura, acqua, aria pulita, accoglienza e turismo.

48. BOCE E MONEGHE

del Gruppo Storico Vicolo Mottana
Bimbi e suore

Nel 1846 fu costruito dal Governo Austriaco un edificio denominato Asilo di Carità, che venne adibito, dal 1860, al ricovero gratuito di alcuni poveri provenienti dalle province venete.
Nel 1871, il Ministero dell'Interno autorizzò l'istituzione dell'Asilo Infantile di Recoaro Terme, affidato alla congregazione delle Suore della Carità, che nel 1887 iniziarono l'opera di educazione e di formazione dei bambini.
Le religiose, oltre all'educazione dell'infanzia, si occupavano anche di quella di tutte le fanciulle, alle quali, tra l'altro, venivano insegnate materie quali il ricamo, la maglieria e il centro ricreativo di drammatizzazione.
Nel periodo 1915-1918 l'Asilo svolse la funzione di infermeria dove venivano accolti i feriti provenienti dal vicino fronte del Monte Pasubio, distante appena una dozzina di chilometri.
Nel 1932 e per molti anni successivi, nell'asilo furono accolte le orfanelle, che venivano tolte dalla miseria e dalla strada.
La presenza nell'asilo recoarese delle Suore della Carità è stata costante fino a pochi anni fa.

49. LA SEGGIOVIA

di contrada Rivelunghe

50. SIADORI E RAMPEGADORI

del Gruppo Piccole Dolomiti
Sciatori e arrampicatori

51. XE RIVA' EL TELEFONO - POSA DE LA LINEA

di contrada Mus-ci
E' arrivato il telefono - la posta della linea

52. I LAVORAVA N'TEI CAMPI

di contrada Facchini
Lavoravano nei campi

53. BIGOLI COL TORCIO

di contrada Luna

Il "torcio" è uno strumento tipico e antico, con cui veniva trafilata la posta in forma di grossi spaghetti, chiamati "bigoli".

54. LA STORIA DEL BRIGANTE MASTRILI

di contrada Marchi

55. COME SE NAVA A CATAR LE CASTAGNE PAR EL MAS-CIO

di contrada Marchi
Come si andava a raccogliere le castagne per il maiale

56. CIOCHE CHE CIOCA

di contrada Casare

Vogliamo con il nostro Gruppo mostrare il forte legame che unisce la tradizione del "Ciamar marso" con la"cioca" ed il suo suono, inconfondibile come una melodia che sa farsi sentire da lontano, nel tempo come nello spazio.
Da sempre, infatti, lo scampanio delle "cioche" accompagna la vita e il lavoro dei montanari.
E non soltanto il malgaro, ma anche tutta la gente della montagna, durante le stagioni del pascolo edella transumanza, ha confidenza con la "musica" festosa delle cioche appese al collo delle mucche, specialmente di quelle più spavalde e propense ad andarsene in giro allontanandosi dal resto della mandria.
Un sottofondo gioioso, antico e rassicurante, che si diffonde e riecheggia fra le rocce e il ripetersi delle abitudini quotidiane, addolcendo un poco la dura fatica del lavoro,e scandendo il trascorrere delle giornate passate in compagnia del bestiame.
La mucca, preziosa risorsa economica che occorre conoscere bene e seguire con cura, chiamandola per nome, salvaguardandola in tutti i modi, recuperandola proprio grazie al richiamo delle cioche quando rischia di perdersi.
La mucca, che fornisce il supporto alimentare fondamentale per il sostentamento di molte famiglie e per le attività legate al piccolo commercio caseario. La mucca, tranquilla "compagna" del tempo in contrada, nel pascolo o nella malga.

57. I SPASACAMIN

di contrada Piazza Rovegliana
Gli spazzacamini

58. FRATE MENDICANTE

di contrada Le Laite

Molti anni fa c'era un fraticello che girava per il paese con il suo sacco di iuta, per chiedere l'elemosina: tutti lo conoscevano ed è da allora un personaggio tipico che viene ricordato nei racconti e nelle memorie.

59. LE BAMBOLE DE PESSA

di contrada Griffani
Le bambole di stoffa

60. VACA MORA

di contrada Giara

Rappresentazione del convoglio a vapore di una volta. La locomotiva quando transitava all'interno di una galleria si riempiva di fumo che usciva dalla ciminiera. Il fumo nero formava due lunghe scie che davano al convoglio l'aspetto di una mucca nera con le corna.

61. ORCO E ORCHETO

di contrada Val de l'Orco

Rappresentazione dei personaggi leggendari e protagonisti delle storie che gli anziani raccontavano ai bambini.
La figura dell'Orco veniva utilizzata per spaventare i bambini poco ubbidienti.

62. DUGARE IN CORTE

di contrada Val de l'Orco
Giocare nel cortile

Con "Dugare in Corte" si vogliono rappresentare i giochi semplici di una volta, quando per divertirsi bastava poco: campanon, corde, serci, sacchi (per una gara di salto...) qualche dondolo, per i più fortunati "baloni" e bambole rigorosamente fatti con vecchi stracci... anche il salto al "marelo de fen" era un grande divertimento per i bambini. Le fionde rappresentavano un passatempo interessante.
Qualche rara bicicletta in legno, sempre in legno "careti" e fucili.
D'inverno si andava a "bogare" con le "scaliere". Anche i "veci" si divertivano a giocare a carte, accompagnanti da qualche bicchiere di vino.

63. EL FORNARO

di contrada Val de l'Orco
Il fornaio

64. LA LISSIA

di contrada Val de l'Orco

La “lissia” era il lavaggio della biancheria effettuato con la “broda”. Si metteva la biancheria in un recipiente in legno “brenta”, nel “parol” si faceva bollire l’acqua con la cenere, questa “broda” bollente si versava sulla biancheria, filtrandola con un “tamiso”. Dopo il tempo necessario, si toglieva la biancheria e si andava alla fontana a “resentar”. Il risciacquo doveva avvenire con acqua pulita, per questo, prima di cominciare la ”liscia” si pulivano le vasche della fontana. Si toglieva nella parte bassa della vasca “el cocon” per fa uscire tutta l’acqua, si pulivano le pareti, togliendo muschio ed altro e poi si tappava la vasca rimettendo “el cocon”.

65. EL RACOLTO DEI BUSCHI E PRA'

di contrada Parente
Il raccolto dei boschi e dei prati

66. EL MOTOCARO DEL VIGILOTO

di contrada Bella Venezia
Il motocarro di Camposilvan (soprannominato "el Vigiloto")

67. EL SENSARO

di contrada Bruni
Il procacciatore d'affari e mediatore

68. I MAGNARI DE NA VOLTA - I GNOCHI DE PETATE

di contrada Frizzi di Sopra
I mangiari di una volta - gli gnocchi con le patate

69. LA CUSINA DEI NONI

di contrada Bonomini
La cucina dei nonni

70. EL MARCA' DE LA DOMENEGA

di contrada Gattera di Sotto
Il mercato della domenica

71. LA SCOLA DE STI ANI

di contrada Castello
La scuola di una volta

72. L'UFFICIO DEL TELEFONO

di contrada Mus-ci

73. CROCE ROSSA A RECOARO

del Gruppo Storico Vicolo Mottana

Durante la prima Guerra Mondiale, a Recoaro entrarono in funzione quattro ospedali da campo: uno all’albergo Giorgetti alle fonti, un altro presso lo stabilimento idropinico militare, un terzo al Trettenero e l’ultimo al Varese. Nacquero numerosi accampamenti militari, negli immediati dintorni dell’abitato, e a supporto delle strutture sanitarie, sorsero quindi accampamenti e tende adibite a posto di medicazione e accoglienza dei feriti, chiamate tende di medicheria. Un gran numero di feriti e mutilati, soprattutto dalle zone dei più aspri combattimenti, come il monte Pasubio, il Novegno e la Vallarsa, vi affluivano in continuazione. A prestare opera di assistenza, vi era un folto gruppo di Crocerossine, alcune anche di Recoaro. Secondo un rapporto ufficiale in una sola notte la popolazione del centro accolse, nel 1916, oltre 11.000 soldati.
Così il recoarese Dario Pozza, allora quattordicenne, descrive quegli anni nelle sue memorie:
“Arrivano i soldati. La nostra casa è per tutta la guerra sede di comandi. Per primo il battaglione Vicenza del 6° Alpini, seguono i battaglioni Cervino, Aosta, Val Toce del 4° Alpini. Segue la brigata Liguria, 157° e 158° Fanteria, tutti combattono sul Pasubio da eroi. Intanto negli anni 1915, 1916, 1917, 1918, forestieri niente. Tutte le nostre case sono adibite ad alloggi per le truppe che vanno al fronte e che tornano dal fronte, per riposarsi e per sostituire i morti dei vari Reggimenti. L’albergo Varese viene sistemato a ospedale militare, così pure l’albergo Trettenero e così anche lo Stabilimento militare (ora scuole comunali). Intanto a Recoaro arriva il Genio militare e il Genio civile. Tutti siamo mobilitati per il lavoro dai 15 ai 60 anni, anche le donne…”.

74. EL MISTRO

di contrada Val de l'Orco

Il "mistro" era un ambulante che riparava le pentole e gli attrezzi di rame utilizzati nelle cucine, passando di famiglia in famiglia.

75. CARATTERI MOBILI, ANTICA ARTE DE LA STAMPA

di contrada Capitello
Caratteri mobili, antica arte della stampa

76. OSTERIA SAN MARCO

di contrada Rovegliana

77. OSTERIA LA FRASCA

di contrada Cischele

78. OSTERIA DAL TRACANELA

di contrada Piazza Dolomiti

79. EL CASOTO DE LA FRITOLA

di contrada Sberar
La bancarella della frittella