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L'elenco dei carri della XX Chiamata di Marzo

L'elenco dei carri della XX Chiamata di Marzo - L'elenco dei carri della XX Chiamata di Marzo: 21 - 40

Indice articoli

21. BICICLETE DE LEGNO

di contrada Merendaore
Biciclette di legno

22. LA CONFRATERNITA DE ROVEGLIANA

di contrada Bonomini

Attiva a Rovegliana dal 1444 per farne parte si chiedeva il compimento del trentesimo anno di età ed il versamento di una quota annua. Accompagnavano il S.S. Sacramento durante la processione del Corpus Domini e ogni terza domenica del mese e il venerdì Santo. Accompagnavano inoltre al cimitero i Confratelli defunti. Fare parte della Confraternita era segno di particolare devozione. Fu attiva fino agli anni '60.

23. OVARUI

di contrada Asnicar

Nella contrada Asnicar, un tempo, era molto diffuso l’allevamento dei polli. Ogni famiglia curava questo aspetto, che veniva sviluppato oltre a quello che poteva essere il fabbisogno domestico, trasformandolo in una attività commerciale.
Al giovedì, giorno di mercato settimanale, gli abitanti delle contrade si recavano in piazza o dal casolin per vendere le uova, che venivano pagate a paia.
L’uovo, in un certo senso, era merce di scambio e un prodotto che permetteva alle famiglie di mettere da parte i soldi necessari per la conduzione della casa.
Ciascuno degli abitanti della contrada Asnicar era considerato uno specialista, un ovarolo.
Questo nome veniva spesso associato a palpagaline.
Infatti, con una esperta e innocua “esplorazione rettale” manuale della gallina, si poteva percepire la presenza dell’uovo, già pronto per essere espulso entro poche ore.
Talvolta, nella varie contrade, arrivava una persona con sulle spalle il bigolo che reggeva una cesta in ciascuna estremità e acquistava a domicilio le uova che maneggiava con destrezza, senza mai romperne una. Era l’ovarolo, che era anche commerciante di polli, el polastraro.

24. LA FONTANA

di contrada Storti

25. SE SONAVA E SE BALAVA

di contrada Storti
Si suonava e si ballava

26. TOR NA BORA COL NACE

di contrada Storti

Una volta i tronchi d'albero venivano trasportati col "nace", una slitta molto robusta utilizzata dai boscaioli per trasportare grossi tronchi di castagno, le bore, che avevano una misura media dai 4 agli 8 metri di lunghezza e fino a 1 metro di diametro.

27. EL CANON DE MORARO

di contrada Storti

Una leggenda di Recoaro Terme racconta che ad un certo punto gli abitanti della contrada Storti vollero sparare ai vicini della contrada Parlati (o alla contrada Giorgetti)... ma non avendo i fondi per comprare un cannone, ne costruirono uno in legno.
Al momento dello sparo il cannone ovviamente scoppiò e, secondo la leggenda, la frase degli abitanti della contrada fu "se qua ha fatto tutto questo danno, figuriamoci lassù dove abbiamo sparato!"

28. CIAMAR MARSO

di contrada Storti
Chiamare Marzo

29. BATER FORMENTO COL LEIARO

di contrada Santagiuliana
Battere il frumento con il "leiaro", tipico strumento a doppio braccio snodato in legno.

30. COME SE LAVORAVA LA LANA

di contrada Al Riposo
Come si lavorava la lana

Il lavoro comincia con la tosatura della pecora ed una prima pulitura della lana.
All'inizio la lana "susia" (grezza) viene garzata con il cardo. Le fibre della lana si stendono e danno come risultato delle falde.
In seguito le falde ottenute vengono passate nei cardi piccoli, trasformando la lana in canniti, cioè in cilindri di fibra più o meno lunghi.
Ora i canniti vengono filati con la "molinella" o con la "corletta" (attrezzo più antico della molinella) ottenendo dei fusi.
Tolti i fusi, la lana filata viene "cubiata" e ritorta con l'ausilio della "corletta".
I fusi di lana ritorta vengono passati all'aspo o corlo, e trasformati così in martasse o gomitoli.
La lana ora è pronta a dar vita a mudande, fanele, calse, calsetoni, manopole e così via...

31. LAVORAZIONE DEL LUPPOLO

di Neustadt ad Donau paese gemellato con Recoaro Terme, dalla Germania

32. POLENTA E OSEI

di contrada Fonzerga
Polenta e uccelli allo spiedo

33. I LUSTRASCARPE

di contrada Taulotti

Una cassetta con uno sportellino, per mettervi spazzole, cerotti e vernici, una sedia alta per il cliente, e una bassa per lui, il lustrascarpe si sistemava in un angolo della piazza a punto di passaggio e aspettava leggendo il giornale.
In stazione altrimenti, all’arrivo dei villeggianti, con delle cassette di legno ricavate dalle casse dello stabilimento, si andava ad accogliere i Signori e ci si offriva di pulire e lustrare le scarpe.
Quando arrivava il cliente, gli porgeva il giornale e passava al primo trattamento: alzargli il pantalone, sistemargli il piede in un sottoscarpa, o infilargli nella scarpa da un lato e dall’altro ”un paraquasetti”, due pezzi di cartone per non sporcare le calze, e spazzolare per spolverare, poi passava un vecchio pennello da barba, bagnato nell’acqua con poca anilina. Se occorreva passava un po' di vernice, se no grasso passato con un panno, poi una spazzolata e una strofinata di panno a striscia lunga, tirato da una mano all’altra con maestria e sveltezza da punta a tacco. Operazione finita, si restituiva il giornale e si pagava.

34. EL MOLETA

di contrada Nogara (che sfortunatamento non ha potuto sfilare)
L'arrotino

35. LA CALCARA

di contrada Turcati

Le calcare erano i luoghi in cui veniva prodotta la calce, arroventando i massi di calcare, per poi raccoglierla e sfruttarla per l'edilizia.

36. I BRIGANTI

di contrada Pace

37. I CONTRABANDIERI

di contrada Pace

38. LE ANGUANE

di contrada Bonomini

Le Anguane erano le custodi delle valli, dei torrenti, delle foreste e dei monti. L'etimo stesso del nome deriva dal latino "acqua" e identificate come dispensatrici di fecondità. Di notte lavavano i panni e li stendevano al chiar di luna. Erano solite riunirsi per preparare il pane e il suo profumo si estendeva ovunque, accompagnando le loro riunioni con il canto. La leggenda le vuole miti e buone, ma reagivano con violenza se qualcosa posta sotto la loro protezione veniva danneggiata. I Salbanej erano i loro figli, spiritelli che non si spaventavano quasi di nulla e, anche se fuggivano, tornavano presto alla carica. Il loro colore preferito è il rosso, hanno il volto di ragazzino con orecchie e mento a punta, naso all'insù e bocca beffarda. Al mattino dischiudevano i fiori e sotto le loro capriole l'erba diventava più verde. Di indole benevola erano molto suscettibili amanti di scherzi e dispetti. Al mattino tutto questo spariva con il canto del gallo.
Le Angaune andavano in mezzo alla gente, ma non si potevano riconoscere perchè apparivano... come voi...

39. LA CARBONARA

di contrada Parlati

Decine e decine di quintali di legna, una volta tagliate lungo le dorsali e presso le vette del monte, vengono portate a spalle sulla piazzuola dove, accatastate, formeranno a poco a poco la carbonaia.
L'enorme cupola è pronta: ora non resta che coprirla con un primo morbido strato di zolle erbose, diversi quintali di zolle preferibilmente muschiate che non sempre sono vicine alla piazzuola.
La terra più adatta alla piazziola è quella già "fatta" da altre carbonaie, dopo anni ed anni dove i padri e i nonni ebbero la loro. Uno spesso strato di questa terra formerà la parte del forno.
Tolto il palo centrale ed appiccato il fuoco nel foro, la carbonaia comincia a fumare. Il carbonaio appezza continuamente la legna per "imboccare" la carbonaia mai sazia: lavoro senza tregua.
La carbonaia sta per essere "cotta". Tappato il foro centrale e praticati molti piccoli fori alla base per assicurare la combustione completa della legna, la carbonaia manda i primi messaggi di fumo.
Ecco l'ultimo dei 15 giorni di fatiche. Spenta e coperta la carbonaia, se non vi sono molti "crudini" da ricuocere, non resta che imballare il carbone da portare a spalle fino a valle.

40. FAR SU LA STRIA

di contrada Galbana

Come da tradizione, ogni anno il giorno prima dell'epifania, il 5 gennaio, nelle varie contrade di Recoaro Terme vengono bruciate le "strie": enormi cataste di legna che rappresentano la vecchia strega (la befana).